Secondo John Maynard Keynes, forse il più grande (senza dubbia il più influente) economista dell’era moderna, chi si occupa del “governo dell’economia” dovrebbe tener sempre a mente i 3 grandi obiettivi che si pone l’azione pubblica: equità, efficacia, libertà. Aspetti non sempre facili da coniugare, come dimostra il difficile iter per l’approvazione della Legge di Bilancio (peraltro fatto abbastanza usuale per il nostro Paese). Il rischio “dell’esercizio provvisorio” (si intende per tale l’impossibilità, per il Governo, di adottare variazioni di bilancio, costretto a limitare la propria attività all’ordinaria amministrazione), per quanto la Presidente del Consiglio si dichiari sicura che non scatterà, è dietro l’angolo. Per arrivare all’approvazione entro il 31/12 pv, data ultima per evitare “l’umiliazione” politica e la “figuraccia” internazionale, i ritmi sono e saranno sempre più serrati, con sedute notturne sempre più frequenti. Entro domani il provvedimento dovrebbe arrivare al primo ramo del Parlamento (si parla della possibilità che il Governo chieda il voto di fiducia per accelerare ulteriormente), per poi passare, con un testo “blindato” (quindi senza possibilità di ulteriori emendamenti) al Senato (data di arrivo probabilmente il 27 dicembre, a quel punto mancheranno solo 4 giorni per il suo licenziamento).
Certamente rimangono sempre piuttosto tesi i rapporti con l’Europa. Non si fa in tempo ad archiviare una polemica (il limite, poi abolito sotto le pressioni del Commissario agli affari economici Paolo Gentiloni, dei 60€ per l’obbligatorietà di accettare i pagamenti con carte e quindi l’utilizzo del POS da parte degli esercenti) che già si apre un altro fronte, peraltro ben più importante. Torna infatti a far parlare di se il MES, la norma nota anche come “salva Stati”. Dopo la ratifica da parte della Germania, il nostro oramai è l’unico Paese in cui il provvedimento non è stato ancora ratificato: diventa sempre più difficile per il nostro esecutivo non andare verso quella direzione. Anche in questo caso, per il momento il rischio di un isolamento “politico” del nostro Paese è un’ipotesi al momento piuttosto lontana. Però emerge ogni giorno di più la “difficoltà di dialogo”, al di là delle relazioni di facciata, con le Istituzioni europee, soprattutto se paragonata con la precedente esperienza del Governo Draghi. Un distinguo che trova spiegazione in una parola sola: leadership. Quella che l’ex Presidente della BCE ogni giorno esercitava verso gli altri Governi e quella che, invece, manca, almeno a livello internazionale, all’attuale Presidente Meloni.
Giornata importante quella di ieri per quanto riguarda il price cap sul gas. E’ arrivato, infatti, l’accordo, seppur non all’unanimità, tra i 27 Paesi membri. La soglia è stata fissata ad € 180 per megawattora (un livello che sa di compromesso tra i 275€ della precedente ipotesi e gli € 80 proposti a suo tempo da Draghi, promotore dell’iniziativa). Ieri, anche in virtù del provvedimento, il gas europeo ha chiuso a € 108, quindi ben lontano dal cap deciso. Anche per questo si ritiene che l’accordo sia, di fatto, una sorta di “non accordo”, o meglio, un modo per “salvare la faccia” da parte dei Paesi che lo hanno voluto, ma che avrà conseguenze pratiche. Infatti, affinchè possa scattare, e quindi dar luogo alla “protezione”, dovranno verificarsi 3 condizioni: il limite dovrà essere superato per almeno 3 giorni consecutivi e nello stesso tempo la differenza con il gas naturale liquefatto dovrà essere superiore di € 35. Tre condizioni che quasi mai si sono verificate, per cui la sua applicazione sembra quasi un esercizio teorico, con effetti pratici probabilmente modesti.
Rimango le tensioni sui mercati finanziari dopo le decisioni delle Banche Centrali della scorsa settimana.
Le chiusure negative di Wall Street di ieri sera, con il Nasdaq in calo dell’1,42% e il Dow Jones dello 0,42%, spingono anche oggi a ribasso gli indici asiatici: Shanghai al momento scende di circa l’1%, seguita dall’Hang Seng di Hong Kong a – 1,55%. Peggio fa Tokyo, dove il Nikkei perde oltre il 2,50% dopo che la Banca Centrale ha deciso di portare la “soglia di tolleranza” del rendimento dei bond a 10 anni a 0%-0,5%. I tassi vengono confermati al – 0,1%; contestualmente ha comunicato che a gennaio gli acquisti di bond saliranno dagli attuali 7.300 MD di yen a 9.000 MD.
Futures in calo ovunque, con percentuali intorno allo 0,5/0,8%.
Petrolio poco mosso, con il WTI a $ 75,36 (- 0,13%).
Gas naturale americano di nuovo sotto i $ 6 (5,715, – 2,32%).
In recupero l’oro, che si porta a $ 1.803,9 (+ 0,25%).
Spread sempre sotto pressione, a 217 bp, per un rendimento del BTP in area 4,35%.
Bund a 2,16%, mentre il treasury Usa al 3,67% dal precedente 3,51%.
€/$ a 1,0601, con la “biglietto verde” in leggero recupero.
Bitcoin a $ 16.792 (+ 2,15%).
Ps: ormai è dimostrata l’importanza degli animali domestici, per molti dei veri e propri “figli”. E come i figli, se da una parte possono provocare incredibili forme di tenerezza e affetto, dall’altra possono diventare causa di litigi e conflittualità. Se ne ha ulteriore conferma guardando alla decisione dell’Università di Torino, la cui facoltà di Giurisprudenza ha introdotto un corso di 40 ore e 6 crediti formativi che ha l’obiettivo di preparare i giuristi di domani ai nuovi problemi che possono derivare dalla questione animale. Una “questione” ogni giorno più grande: si calcola che gli animali domestici, in Italia, siano ormai circa 60 milioni (quindi circa 2 per nucleo familiare), con una spesa che può variare tra i 30 e i 300€ mese.